La scomparsa del colletto duro, resa inevitabile da una crociata igienista contro i danni che esso era accusato di provocare: si diceva infatti che fosse causa di emicrania, congestione, sordità e così via; causò negli anni Venti del novecento, il definitivo trionfo della cravatta lunga ovviamente associata al colletto morbido.

Pur essendo molto comoda e confortevole, la cravatta lunga non era comunque perfetta: costituita da una semplice striscia di seta o di cotone, richiedeva che il nodo venisse ben stretto per renderla resistente.

Quando poi lo si scioglieva, con estrema difficoltà, la stoffa era ridotta a un misero cencio sgualcito e informe, che a lungo andare poteva anche finire per lacerarsi.

Fu grazie alla genialità di un cravattaio di New York, Jesse Langsdorf, che si pose riparo a questo inconveniente, con l'avvento della "cravatta lunga perfetta", vale a dire della cravatta d'oggi.

Per evitare che si sgualcisse o si lacerasse, Langsdorf ebbe l'idea di tagliarla in diagonale e di cucire insieme tre segmenti di tessuto, conferendole così una maggiore elasticità e la quasi prodigiosa capacità di riprendere, una volta sciolto il nodo, la sua forma iniziale.

Jesse Langsdorf brevettò la sua invenzione nel 1924 e alcuni anni più tardi fece un'enorme fortuna vendendo i diritti a numerosi altri produttori di tutto il mondo.

Da allora la stragrande maggioranza degli uomini indossò la celebre cravatta inventata da Langsdorf, e l'evoluzione delle forme della cravatta cessò.

È vero che negli anni Cinquanta la si portò più stretta e a volte con l'estremità squadrata, e negli anni Sessanta più larga, ma si trattò solo di tendenze passeggere.

La cravatta moderna si sottrae con difficoltà ai canoni classici imposti da più di 75 anni di tradizioni: la sua forma sembra fissata per sempre, e ogni tentativo di modificarla equivale a una scommessa persa in partenza.

L'essenziale è sempre allo stesso posto: una cravatta lunga e a nodo semplice, una cravatta pratica, comoda e sempre a posto.

Ma anche una cravatta di per se molto sobria, per non dire austera, che mette al bando la poesia dei nodi sapienti, la grazia del rilievo e della vaporosità e soprattutto quel modo molto personale di esprimersi e di distinguersi che la varietà formale delle cravatte d'un tempo rendeva possibile.

Tutte queste qualità perdute della cravatta si ritrovano tuttavia nella ricchezza delle tessiture e dei motivi.